Complesso forestale di Sant'Antonio

 

Il complesso forestale regionale di Sant'Antonio è compreso nell'ampio anfiteatro sovrastante l'abitato di Reggello. E' delimitato a Nord dal crinale di Poggio Massa Nera, (1075 m) che con direzione Nord Est si ricongiunge al crinale principale. La foresta segue nel suo limite altitudinale il crinale principale dal Poggio della Risala (1485 m) al Varco di Reggello (1354 m), chiudendo con il crinale secondario di Poggio Castelluccio (1379 m) al confine con il comune di Castelfranco di Sopra, dove confina con il complesso forestale demaniale del Pratomagno-Valdarno.Una porzione separata della Foresta si trova nel versante sottostante al Rifugio di Secchieta.
La morfologia è generalmente movimentata da solchi vallivi notevolmente incisi, caratterizzati talora da versanti rupestri. Il torrente principale è il Resco al quale affluiscono i borri di S. Antonio, della Rota, della Stufa.
L'altimetria prevalente si aggira intorno ai 950 - 1000 m, con minimi intorno ai 600 m e con massimi di 1490 m. Nella foresta vive o soggiorna periodicamente una ricca fauna, mentre è presente un numero elevato di emergenze floristiche e vegetazionali. L'area è attraversata da 18 km di sentieri segnalati dal Club Alpino Italiano.

 

S Antonio
Mappa del complesso forestale di S. Antonio

 

Negli ultimi anni sono state realizzate da parte dell'Unione di Comuni alcune aree di sosta attrezzate provviste di tavoli e panche in legno trattato. Inoltre sono state poste delle opere volanti (panche) in altre aree del complesso di principale accesso da parte dei visitatori.
Sono presenti anche alcuni rifugi: fra questi l'immobile di maggior importanza è certamente quello di Case S. Antonio. Di recente è stato anche recuperato a rifugio il fabbricato di Prato di Dietro. Tra i rifugi ristrutturati è da segnalare quello di Massa Nera. L'Unione di Comuni prevede di recuperare a rifugio/bivacco altri fabbricati a supporto dell'attività turistico-escursionistica e come punto d'appoggio per le maestranze che operano sul territorio.
Per una migliore fruizione del complesso sono state predisposte nei principali punti di accesso delle bacheche esplicative con indicate le principali caratteristiche ambientali e naturalistiche dell'area, la dislocazione delle emergenze e altre informazioni.

Lungo il perimetro esterno del complesso si trovano alcune strutture dal rilevante impatto ambientale:

  1. la condotta del metanodotto che decorre lungo il confine esterno da Poggio Uomo di Sasso a Poggio Tre Confini per un tratto di circa 1 km; per accedere a tale struttura la Snam ha predisposto una strada di servizio che si collega alla strada Panoramica in prossimità del Varco di Reggello;
  2. i ripetitori TV, telefonici e ponti radio che sono posti tra Poggio della Risala e il Rifugio di Secchieta;
  3. le centraline eoliche poste in prossimità di Poggio Croce al Cardeto e formate da tre unità indipendenti posizionate su piloni alti circa 40 metri e corredate di pale di circa 25 m di diametro.

 


La vegetazione

 

Il bosco di faggio è la tipologia più estesa: occupa la fascia sommitale sopra ai 900 m, privilegiando i terreni più freschi e le esposizioni a Nord. Prevale il ceduo invecchiato, seguito dalla fustaia transitoria. Il faggio, solo o associato ad altre specie, si trova su quasi il 60% della superficie totale della foresta.
Alle quote inferiori la copertura vegetale è più varia, con boschi misti di latifoglie. Le specie più rappresentate sono il castagno, il cerro e il faggio, alle quali si associano anche il carpino nero, l'orniello, l'acero opalo, il carpino bianco. Vi sono anche boschi puri di cerro e di castagno, sia allo stato ceduo che in fustaia transitoria. Notevole estensione riscontrano anche le rupi boscate: formazioni xerofile con rada copertura, a cerro, carpino nero, orniello, talora Roverella e più raro castagno e faggio.

Gli arbusteti occupano vasti appezzamenti ubicati generalmente nei versanti in esposizione Sud, originati prevalentemente dai tanti incendi che hanno colpito queste aree.Eventi di particolare gravità si sono verificati nel 1943 e nel 1946, distruggendo il 78% della superficie demaniale boscata di allora, lasciando solo qua e là piccoli lembi di ceduo nelle vallette più umide e riparate. Da allora iniziarono le opere di rinfoltimento e rimboschimento delle aree degradate.
Gli impianti artificiali interessano prevalentemente le località di S. Antonio, Massa Bernagia, Macinaia, Massa Nera. Si tratta di impianti sia puri che misti di Abete Bianco, Douglasia, Pino Nero, con più raro Pino Murrayano, Abete Rosso, Faggio.All'interno del complesso sono presenti piantagioni sperimentali attivate circa 20 anni fa dalla Facoltà di Scienze Forestali dell'Università di Firenze: 1 ha, in località Prato di Dietro, interessa una fustaia di faggio; mezzo ettaro in località Capanna di Mandrio Vecchio, deriva da avviamento all'alto fusto di cedui invecchiati di castagno.